Sono un life coach e un formatore: ti aiuto a prendere la direzione migliore, rispettando la molteplicità che ti contraddistingue.
La solitudine, quando viene vissuta in modo negativo, porta con sé diversi stati d’animo, come la sensazione di non essere capiti dagli altri, il sentirsi diversi, e può sfociare in un ritiro sociale, dando vita a un paradosso: sto solo perché gli altri non mi capiscono e mi sento diverso, oppure gli altri non mi capiscono perché tendo a stare da solo?
Essendo un coach e ricevendo nel mio studio prevalentemente persone adulte che vivono noie all’interno della coppia, mi trovo ogni giorno ad ascoltare resoconti di relazioni languide, per i motivi più diversi.
La scelta di questo aggettivo non è casuale: “languido” sta a indicare qualcosa di debole, privo di forza, stanco e, quando una relazione si trova in questo stato, nella mia visione, è inutile fare il gioco delle colpe, dal momento che ragioni e colpe sono sempre ripartibili al 50% e limitarsi a individuarle non risolve il problema.
Manipolazione e dipendenza affettiva sono parole che immagino tu abbia sentito spesso, ma sulle quali, a mio avviso, al di là del saperle comunicare, c’è poca consapevolezza.
Se mi segui da un po’, mi avrai ascoltato più volte dichiarare che quando tengo sessioni di coaching, nella stragrande maggioranza dei casi, mi trovo di fronte persone che hanno dei problemi nella coppia e mi accorgo che quasi tutti derivano da posizioni di dipendenza affettiva e dalle varie sfumature di manipolazione inconsapevole che ognuno dei due partner perpetua con il suo ego.
Il tema di questa puntata l’ho scelto perché, ultimamente, torna nella maggior parte delle sessioni di coaching che sto tenendo con i miei clienti, come fosse una moda del momento.
Sto incontrando persone di ogni genere e di ogni età che, nemmeno si fossero messe d’accordo, mi portano il problema dell’intempestività delle loro reazioni, che si dimostrano inadatte al contesto, inopportune e, spesso, diventano ulteriori cause di incomprensioni, di relazioni che non funzionano, di conflitti con il partner, con i figli o con i colleghi.
Avere a che fare con un partner lunatico non è semplice e forse lo hai sperimentato o la stai sperimentando.
Il suo passare da momenti in cui è sereno, simpatico e gioviale a momenti in cui sembra che veda il mondo in bianco e nero è spiazzante, un po’ come fare un giro sulle montagne russe bendati.
Freud disse che l’inconscio abita nello spazio tra il desiderio e la sua realizzazione e, ancora oggi, sembra che sia proprio il desiderio il carburante principale della nostra vita psichica, e sia la dimensione che ci fa essere così diversi dagli altri mammiferi, che sono guidati in generale da istinti, non da desideri.
Quello di cui parliamo oggi è un vampiro che non succhia sangue grazie ai suoi denti aguzzi ficcati nella giugulare, ma è una persona che si nutre dell’energia vitale degli altri, presentandosi nelle relazioni con diverse maschere, in qualche modo seducenti e spesso ipnotiche, che finiscono per fargli ottenere ciò che desidera, a fronte di un continuo indebolimento psichico vissuto da chi entra nelle sue spire.
Probabilmente hai incontrato, o frequenti abitualmente, persone che, quando proponi un’idea, un parere, un suggerimento che magari ti è stato anche richiesto dal diretto interessato, riprendano la parola con la formula abituale “sì, però…”, per poi contraddire o opporre resistenza a quanto hai espresso.
Esistono in ambito lavorativo, in famiglia, tra le amicizie e, facendo il coach e il formatore ogni giorno, posso assicurarti che li trovo anche in aula e seduti al mio fianco nelle sessioni di coaching che tengo.
Si fa un gran parlare di ghosting negli ultimi anni e fioccano continuamente articoli e video su web, libri di psicologi che si dedicano a questo argomento, tuttavia, mi rendo conto che ancora moltissime persone non sanno di cosa si tratta.
Quando abbiamo un obiettivo da raggiungere, soprattutto in ambito di performance professionali o sportive, il fatto che lo raggiungiamo oppure no dipende da una serie di fattori: dal nostro mindset, che può essere di crescita o statico; dalla tendenza o meno a procrastinare (entrambi temi di cui abbiamo già parlato); dalla nostra motivazione; dalla qualità della resilienza che mostriamo di fronte ai primi errori o fallimenti, ma c’è anche un altro fattore che spesso viene sottovalutato, nonostante sia una qualità personale che può fare davvero la differenza.