Giovedì, 13 Giugno 2024 09:43

"Sì, però...": la formula che spesso mantiene nel pantano In evidenza

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Probabilmente hai incontrato, o frequenti abitualmente, persone che, quando proponi un’idea, un parere, un suggerimento che magari ti è stato anche richiesto dal diretto interessato, riprendano la parola con la formula abituale “sì, però…”, per poi contraddire o opporre resistenza a quanto hai espresso.

Esistono in ambito lavorativo, in famiglia, tra le amicizie e, facendo il coach e il formatore ogni giorno, posso assicurarti che li trovo anche in aula e seduti al mio fianco nelle sessioni di coaching che tengo.

Negli Stati Uniti li hanno soprannominati “yesbutter” e sembra siano un esercito di persone che non riescono a capire quanto questa formula sia deleteria per la comunicazione relazionale.

Gli yesbutter affossano le relazioni in generale, perché impediscono la risonanza e non sto parlando di un legittimo disaccordo, non sto dicendo che non bisogna mai mostrarsi oppositivi alle idee degli altri, mi riferisco, invece, a una sorta di abitudine reiterata a contraddire in maniera indiretta qualsiasi proposta o consiglio dell’interlocutore.

Lo yesbutter lo riconosci proprio per la frequenza con cui lo senti pronunciare “sì, però…” oppure “sì, ma…” e la cosa diventa snervante soprattutto quando, come ho detto, ti ha chiesto un consiglio.

Il suo speculare è la persona "whynotter" che, come formula mentale, ha "perché no...?"

Oggi vediamo un po' di sfumature di queste due differenti predisposizioni.
Buona visione!

 
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Sergio Omassi

Sono un life coach e un formatore: ti aiuto a prendere la direzione migliore, rispettando la molteplicità che ti contraddistingue.


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