Nel mio lavoro incontro spesso persone che mi vengono a trovare per noie vissute all’interno della coppia, quando le incomprensioni si fanno più presenti, solitamente nella fase in cui l’innamoramento e la passione iniziali si abbassano di grado ed è più facile far caso a comportamenti che prima non venivano nemmeno notati o sui quali si sorvolava tranquillamente.
Nel 1992 uscì un libro che in trent’anni è arrivato a 11 milioni di copie vendute e si è guadagnato il titolo di New York Times Best Seller.
A scriverlo fu Gary Chapman, autore, conferenziere e Counselor, specializzato in relazioni e si intitola “I cinque linguaggi dell’amore”.
In questo libro, più che mai attuale in un’epoca in cui le relazioni di coppia sono appese a un filo e tendono a durare sempre meno, Chapman parla di cinque comportamenti fondamentali che ognuno dei due partner dovrebbe offrire per far funzionale al meglio il legame.
L’amore è un sentimento che, nella storia dell’uomo occidentale, ha cambiato spesso i suoi lineamenti, parallelamente a come cambiava la cultura.
Rancori, risentimenti, aspettative frustrate all’interno della coppia, una volta raggiunto il limite di tolleranza, possono portare a una chiusura del rapporto piuttosto violenta, in cui entrambi i partner si vomitano addosso le peggio cose, finendo per odiarsi e, spesso, per farsi una guerra senza esclusione di colpi, soprattutto se ci sono di mezzo figli e fattori economici.
In mancanza di un partner ideale, molti di noi tendono a idealizzarlo non appena ne trovano uno. È una situazione piuttosto comune nella fase dell’innamoramento, dovuta a una speciale condizione biochimica del nostro organismo, poiché si accende una sorta di dipendenza, che noi pensiamo sia verso il partner, ma purtroppo è verso le sostanze chimiche che il nostro cervello mette in circolo quando ci innamoriamo.
Chiunque abbia avuto storie d’amore che siano durate mesi o anni, anche senza essere uno psicologo, probabilmente ha capito che esistono delle fasi che la coppia attraversa e che, a parte le prime due, quelle della disponibilità e della passione, in cui tutto va a meraviglia per qualche mese, si presentano come dei veri e propri assestamenti, spesso difficili da superare a causa delle continue incomprensioni che minano la serenità di entrambi.
C'è una ricerca sul boom di tradimenti che sta avvenendo in Italia negli ultimi anni, dalla quale si evince che siamo il Paese europeo con il più alto tasso di scappatelle.
Tra le varie soprese che ho trovato in questa ricerca, ci sono alcuni dati che proprio non mi aspettavo.
Un famoso scrittore spagnolo che si chiama Carlos Louis Zafòn ed è quasi mio coetaneo, con una semplicità tagliente disse: “Nel momento in cui ti soffermi a pensare se ami o no una persona, hai già la risposta”.
Essere lasciati dopo un lungo periodo di relazione di coppia non è facile per nessuno perché, al di là dell’ovvio, un rapporto durato per mesi o per anni innesca, inevitabilmente, la dimensione dell’attaccamento, inteso come riconoscimento del partner nella veste di una base sicura, di persona che sa prendersi cura di noi, sa accudirci, proteggerci, confortarci e perché no, anche coccolarci.
La fine di una relazione può avere strascichi molto invalidanti, che possono durare da qualche mese a tre anni, in particolare per chi subisce l’abbandono da parte del partner.