Sappi che questa puntata è scomoda...
Da anni, nel territorio delle relazioni interpersonali, fioccano i bollini di tossicità sulle persone, non appena iniziano a non darci ciò che vogliamo o a farci soffrire. Ma quello della “persona tossica” non è l’unico bollino che mettiamo, e tra poco vediamo come siamo diventati un po’ tutti esperti di diagnosi nei confronti di chi non è conforme alle nostre aspettative.
Quando ho deciso di fare una puntata sugli effetti del condividere il recente passato affettivo con un nuovo partner, mi è balenato subito nella mente l’incipit potentissimo di un romanzo che lessi anni fa, scritto da Leslie Poles Hartley e pubblicato per la prima volta nel 1953.
Il libro si apriva con queste parole:
“Il passato è una terra straniera, fanno le cose in modo diverso laggiù”.
Continuo a ricevere nel mio studio persone che stanno vivendo una relazione annoiata, alla deriva, gente delusa dal partner, che non riesce a trovare un modo per riparare qualcosa che si è ormai logorato e, mentre mi raccontano la loro situazione, mi chiedo sempre quale potrebbe essere la campana dell’altro, quale il suo punto di vista, se è vero che davanti a me c’è una santità senza alcuna colpa che, come San Sebastiano, subisce il martirio delle frecce lanciate da un carnefice.
Al di là dell’etimologia e della storia di questo vocabolo, quando parliamo di relazioni umane va da sé che la responsabilità sia una dimensione imprescindibile e, se mi segui da un po’, mi avrai sentito ripetere fino alla nausea che dovremmo preoccuparci degli effetti dei nostri comportamenti sugli altri.
Essendo un coach e ricevendo nel mio studio prevalentemente persone adulte che vivono noie all’interno della coppia, mi trovo ogni giorno ad ascoltare resoconti di relazioni languide, per i motivi più diversi.
La scelta di questo aggettivo non è casuale: “languido” sta a indicare qualcosa di debole, privo di forza, stanco e, quando una relazione si trova in questo stato, nella mia visione, è inutile fare il gioco delle colpe, dal momento che ragioni e colpe sono sempre ripartibili al 50% e limitarsi a individuarle non risolve il problema.
Si fa un gran parlare di ghosting negli ultimi anni e fioccano continuamente articoli e video su web, libri di psicologi che si dedicano a questo argomento, tuttavia, mi rendo conto che ancora moltissime persone non sanno di cosa si tratta.
Nel mio lavoro di coach mi trovo davanti spesso il tradimento, e ne ho ascoltato moltissime sfumature.
Ho sentito clienti lamentarsi per tradimenti immaginati e magari inesistenti; altri raccontarmi dinamiche di coppia in cui mi appare chiaro un allontanamento emotivo da parte del partner, non percepito, però, da chi me lo racconta; ho ascoltato storie di tradimenti subdoli che duravano da anni, nella dimensione di vita parallela, e che sono stati scoperti dall’oggi al domani; altre di tradimenti reiterati e sempre perdonati dal partner ferito, che afferma “Tradirmi è più forte di lui, ma lo amo troppo per lasciarlo”.
Sul tema dell’abbandono subìto da un partner potremmo starci ore, tanto è vasto, e tante sono le sue sfumature.
È un argomento spinoso da trattare per un coach come me, poiché spesso porta con sé disagi emotivi invalidanti, sui quali possono intervenire solamente psicologi, psicoterapeuti e, nei casi più estremi psichiatri.
Da quando ho aperto questo canale, mi sono fatto ispirare quasi sempre dalle frequenti sessioni di coaching in cui mi trovo davanti persone che vivono qualche problema nella relazione con il compagno o con la compagna.
È normale e sano aspettarsi il meglio dal proprio partner; tuttavia, molte persone permangono nella triste dimensione di attendere che cambi certi atteggiamenti disturbanti e si ritrovano a vivere una relazione non appagante, o addirittura svilente.