Essendo un coach e ricevendo nel mio studio prevalentemente persone adulte che vivono noie all’interno della coppia, mi trovo ogni giorno ad ascoltare resoconti di relazioni languide, per i motivi più diversi.
La scelta di questo aggettivo non è casuale: “languido” sta a indicare qualcosa di debole, privo di forza, stanco e, quando una relazione si trova in questo stato, nella mia visione, è inutile fare il gioco delle colpe, dal momento che ragioni e colpe sono sempre ripartibili al 50% e limitarsi a individuarle non risolve il problema.
Manipolazione e dipendenza affettiva sono parole che immagino tu abbia sentito spesso, ma sulle quali, a mio avviso, al di là del saperle comunicare, c’è poca consapevolezza.
Se mi segui da un po’, mi avrai ascoltato più volte dichiarare che quando tengo sessioni di coaching, nella stragrande maggioranza dei casi, mi trovo di fronte persone che hanno dei problemi nella coppia e mi accorgo che quasi tutti derivano da posizioni di dipendenza affettiva e dalle varie sfumature di manipolazione inconsapevole che ognuno dei due partner perpetua con il suo ego.
Molti esperti di marketing sostengono che non è vero che compriamo cose che non ci servono: ci servono eccome. Ne abbiamo bisogno, ma la ragione per cui ci servono, il più delle volte, non è quella che pensiamo. Questo ci porta a pensare che probabilmente non acquistiamo l’oggetto in sé, ma qualcos’altro.
La parola "manipolazione" porta su di sé un mantello di negatività e nell'immaginario collettivo evoca sempre figure come quelle del prevaricatore o del truffatore, ma esiste solo una manipolazione negativa?