Si nasce empatici, per la presenza di uno specifico gene che alcuni hanno e altri no, o avviene qualcosa di diverso?
Gli studi che ho fatto, a partire dalla mole di lavoro di Daniel Goleman, autore del libro INTELLIGENZA EMOTIVA, sono concordi sul fatto che il cervello del neonato sia predisposto, in un certo senso, a imparare l’empatia, ma che non abbia questa capacità già installata quando viene al mondo.
Il funzionamento psichico di un individuo adulto dipende molto, come abbiamo visto in alcune puntate precedenti, dal rapporto avuto con la cosiddetta “figura di attaccamento” avuta nell’infanzia, in particolare nei primissimi anni di vita, quando il bambino dipende da una figura adulta, di solito la madre, e cerca in essa una “base sicura”, ovvero un facile approdo al sentirsi innanzitutto visto, ma anche compreso, accolto, ascoltato e protetto, soprattutto nei momenti per lui difficili sul piano emotivo.
Esiste una proposta di legge, la numero 2872, che si chiama “Disposizioni in materia di insegnamento sperimentale dell'educazione all'intelligenza emotiva nelle scuole di ogni ordine e grado”, che è stata approvata alla Camera l’11 gennaio del 2022.
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Quante volte hai sentito nominare l’espressione “qualità della vita”? Sapresti definire cos’è per te la qualità della vita? Se ci provi ti rendi conto che non è così facile, eppure tutti crediamo di averne un’idea chiara prima che ci venga chiesto di definirla.
Molti credono che l’empatia dipenda da una sorta di codice inscritto nel DNA e che alcuni ci nascano con questa dote naturale, mentre altri no.
Esiste un sentimento esattamente contrario all'empatia? Sembra di sì e si chiama in tedesco "shadenfreude", ma non ha un corrispettivo nella lingua italiana.