Eccoci alla seconda parte del video sulla scelta della seduta durante le interazioni con gli altri.
Nella prima parte, che trovi nel mio archivio e risale alla scorsa settimana, abbiamo parlato dei contesti in cui a interagire sono solamente due persone. Oggi vediamo alcuni contesti gruppali, in particolare la disposizione dei posti nelle riunioni con tavoli rettangolari o rotondi.
La disposizione delle sedie e la scelta personale del posto a sedere possono trasmettere messaggi, intenzionali o inconsci, e influenzare la comunicazione durante la riunione.
Il mondo del linguaggio non verbale è vastissimo e non riguarda solamente la gestualità, le microespressioni, ma anche il nostro abbigliamento, la modulazione della voce nei toni, nei volumi e nei ritmi, e arriva persino alla scelta della sedia su cui sederci a un tavolo, per una trattativa, una riunione o una cena con più partecipanti.
Esistono dei codici inconsci, infatti, che la maggior parte delle persone non conoscono, per cui, soprattutto in ambito lavorativo, dove ci sediamo rispetto agli altri può fare andare le cose in un modo o in un altro.
La parte del viso o del corpo che guardiamo nel nostro interlocutore può influenzare molto l’esito di un incontro in presenza.
L'anima gemella è un concetto straordinariamente soggettivo. Ognuno di noi ha le proprie credenze, prospettive ed esperienze che danno vita a visioni uniche sull'esistenza o meno di questo fenomeno.
L'insicurezza è un sentimento molto diffuso, che può manifestarsi in diverse forme e situazioni, sia nella vita personale che professionale.
Talvolta, può essere difficile riconoscerli in noi stessi o negli altri, ma imparare a farlo può aiutarci a comprendere meglio le dinamiche interpersonali e a migliorare le relazioni.
La paura, che è una delle emozioni fondamentali, prevede che ci sia un rapporto di causa-effetto, una minaccia immediata, ben chiara alla parte razionale, quindi si tratta di un’emozione salvifica perché, davanti a un pericolo tangibile, ci permette di attivare le risposte idonee a salvaguardarci.
Contrasto e conflitto sono due concetti che spesso vengono assimilati allo stesso significato, ma esistono delle differenze.
Il contrasto è una dimensione che ognuno di noi incontra ogni giorno, sotto forma di piccoli o grandi confronti con persone che hanno idee o visioni differenti dalle nostre.
Molti psicologi definiscono il ricatto come un veleno della comunicazione, inserendolo in un vero e proprio menu composto da altre velenose modalità, come la recriminazione, la predica, il biasimo, il “te l’avevo detto” e altre perle simili che, anziché farci raggiungere l’obiettivo di comunicazione, di solito ci portano a fallire e ad alimentare un’escalation simmetrica in cui l’incomprensione, il livore e spesso la rabbia, la fanno da padroni.
Mi capita spesso, nelle sessioni di coaching che tengo con i miei clienti, che alcuni di loro mi si presentino quasi del tutto esauriti per il peso quotidiano che si portano addosso, non solo in ambito lavorativo, ma anche in ambito famigliare e, dietro le quinte, ci sia la loro incapacità di dire NO, oppure la dannata predisposizione a non delegare ad altri alcune cose o, ancora, una chiara tendenza alla cosiddetta “Sindrome della Croce Rossa”.
C'è una ricerca sul boom di tradimenti che sta avvenendo in Italia negli ultimi anni, dalla quale si evince che siamo il Paese europeo con il più alto tasso di scappatelle.
Tra le varie soprese che ho trovato in questa ricerca, ci sono alcuni dati che proprio non mi aspettavo.